Nel nuovo episodio del PNRR delle Cose, in collaborazione con il Sole24ore, IFEL dedica l’approfondimento alle risorse destinate al rischio di dissesto idrogeologico. I micro-cantieri pullulano: ai Comuni affidato il 44,2% degli interventi ma solo il 19,18% dei fondi. Progetti chiusi al 62%, a rischio solo il 4% delle risorse.
In pista 1.301 progetti per un valore complessivo di 1,64 miliardi di euro. Il 71% delle iniziative si concentra sulla messa in sicurezza di fiumi e corsi d’acqua. Il Nord assorbe quasi il 62% dei finanziamenti con il traino di Emilia-Romagna e Lombardia.
Il PNRR non ha fatto eccezione in questa materia: il capitolo della lotta al dissesto è tra i più travagliati, modificato come è stato dalla prima maxi-rimodulazione di fine 2023 – quando al taglio di molti vecchi progetti locali per 1,287 miliardi si è affiancata l’iniezione di 1,2 miliardi di fondi Ue stanziati per la ricostruzione post-alluvione in Emilia – Romagna, Toscana e Marche – e destinato ad essere rivisto ancora. Perché la nuova proposta di riscrittura inviata dal Governo alla Ue prevede una revisione finanziaria proprio degli interventi introdotti due anni fa per il Centro Italia, oltre a istituire tra le facilities che allungano il calendario di 18 mesi un Fondo per le infrastrutture di approvvigionamento idrico.
La geografia dei progetti dedicati al «dissesto idrogeologico» punta quindi decisamente a Nord, dove si concentra il 60,1% degli interventi e il 61,9% dei fondi, in un panorama che lascia le briciole a Centro (12,3% delle risorse), Sud (18,8%) e Isole (7%). Ma c’è una misura che spiega questa distribuzione: è la «Rinaturazione dell’area del Po», capitolo in cui si susseguono 56 interventi lungo tutto il corso del fiume, finanziati con 356 milioni di euro di fondi del PNRR.
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